Quando noi europei
passavamo il tempo a discutere su quanti angeli
possono stare sulla capocchia di uno spillo
un ingegnere arabo progettava macchine programmabili. Ad Aleppo.
Scrivere libri che saranno letti anche in paesi lontani costringe a una salutare ginnastica mentale. Mentre questa estate lavoravo attorno a Ciao sono Robot, mi sono imbattuto nel nome del padre islamico della robotica: Ismail Al-Jazari. Questo geniale ingegnere di lingua araba vissuto 800 anni fa, prese il nome dal suo luogo di nascita, la regione della Mesopotamia settentrionale compresa tra il corso superiore del Tigri e dell’Eufrate. Ne ho visitano la parte turca durante un viaggio del 2010. Questa regione
si chiama appunto al-Jazīra e in arabo vuol dire “l’isola” o “la penisola”. Il nome è usato anche in luogo di Al Jazeera, la televisione araba che ha sede nel Qatar.
Un po’ di ricerca in più e mi sono reso conto reso conto di quanto sono arbitrari gli attuali confini tra Turchia, Siria, Iraq e dintorni: confini disegnati alla fine della prima guerra mondiale per punire lo sconfitto Impero Ottomano: Sono confini che racchiudono le antiche città di Al-Jazīra: Aleppo, Mossul, Harran, siti archeologi millenari e un mix di popoli con culture e religioni diverse.
Comunque Ismail Al-Jazari, su invito del principe Persiano Nasir al-Din Mahmud scrisse (e disegnò) una vera e propria enciclopedia degli automi, completata nel 1206. Il suo manoscritto che fu poi copiato e ricopiato, conteneva le istruzioni per costruire almeno 50 macchine automatiche. La più straordinaria, un automa-orologio ad acqua alto come una casa a tre piani, è stato ricostruito a Dubai, dove tuttora si può vedere in funzione.
Per saperne di più su Al-Jazari qui un bell’articolo di Alberto Arecchi
http://www.hetawikurdistan.it/files/jazari[1].pdf
Per miei Genietti in libreria: http://www.lucanovelli.info/portfolio/i-genietti/