Le trovate su LiBeR 113 (Gennaio – Marzo 2017) con una mia riflessione sulle biografie scientifiche. A quanto pare ( e non solo per i Lampi di Genio ) in Italia vanno bene. I motivi sono tanti. Liber riporta gli interventi di Duccio Demetrio, Pino Boero, Stefano Calabrese, Sara Uboldi, Francesca Tamberlani, Pierdomenico Baccalario, Paola Benadusi Marzocca, Giulio C. Cuccolini. Illustrazioni e copertina di Giovanni Scarduelli. Chi vuol leggere il mio lo trova anche qui:
Il senso della vita e il senso della scienza Le biografie scientifiche: tra divulgazione e romanzo-verità
di Luca Novelli
“Il divulgatore è colui che ripercorre la via dello scienziato, ne condivide entusiasmo e piacere della scoperta, e cerca di trasmetterlo al lettore”. Ho sentito pronunciare questa frase da Laura Conti, durante un convegno sulla letteratura scientifica per ragazzi organizzato da Roberto Denti, tanti anni fa. Si scolpì nella mia mente e la cito volentieri tutte le volte che devo parlare di divulgazione. Quando cominciai a lavorare attorno alla serie Lampi di Genio mi resi conto che la frase di Laura poteva essere un mantra, una vera e propria formula magica, che consentiva di raccontare la scienza in modo appassionante. Bastava sostituire la parola “via” con la parola “vita” e il gioco era fatto. La formula funziona perfettamente nelle biografie.
Un parallelo. Enzo Biagi ai giovani giornalisti che lavoravano con lui bonariamente diceva che una intervista è un “articolo rubato”. Nel senso che l’intervistato fornisce tutto il materiale per scrivere un buon pezzo. Facendo un parallelo, una biografia è un “romanzo rubato”. Il personaggio fornisce all’autore tutto il materiale di cui ha bisogno: trama, personaggi, ambienti, eventi, particolari e aneddoti curiosi. Naturalmente in ambedue i casi la bontà del risultato dipende non solo dal calibro dell’intervistato o del personaggio ma anche dalla professionalità e dal talento dell’autore. Quanto a me sono convinto che la biografia del più modesto degli uomini può diventare più avvincente e intrigante di un romanzo. Se poi riguarda un personaggio chiave della Storia o della Scienza, il suo particolare punto di vista può rivelare sfaccettature, atmosfere e collegamenti difficilmente raccontabili con un semplice saggio, anche se ben articolato e documentato.
Fatica. Detto questo non si può certo dire che scrivere una biografia sia più semplice che scrivere un romanzo, tantomeno per ragazzi. Per scrivere un romanzo occorre investire un notevole tempo in ricerche e materiali, ma si può, anzi si deve, “uscire in fantasia”. Per una biografia scientifica occorre tempo, ricerca ma anche rigore. Richard S. Westfall, storico statunitense scomparso nel 1996, impiegò più di vent’anni per costruire una monumentale biografia di Isaac Newton ( pubblicata in Italia da Giulio Einaudi). Quando la diede alle stampe si accorse di aver fatto non la semplice ricostruzione di una vita ma un grandioso affresco della storia europea tra fine del Seicento e inizio Settecento: la peste e l’incendio di Londra, i massacri religiosi e alcuni incredibili eventi storici come l’incursione olandese del 1667 nel Tamigi e che portò alla totale distruzione della flotta inglese. Il tutto è visto da un punto di vista molto particolare, quello di Isaac Newton che, nonostante il trambusto e l’origine campagnola, enuncia leggi fisiche straordinarie come la Legge di Gravitazione Universale, scompone e ricompone la luce, spiega le maree e il ballo di pianeti.
Alchimia. La biografia scritta da Westfall mostra un Isaac Newton molto più complesso e intrigante di quello abbozzato nei testi scolastici: studente secchione, cattedratico geloso, professore invidioso, scienziato egocentrico, arrivista ma sicuramente geniale. Molto umano. Così umano e contorto che a fine carriera universitaria si fa nominare direttore del Zecca di Londra, per motivi…scientifici. Convinto che l’alchimia fosse in grado di tramutare i metalli poveri in oro, credeva possibile che qualche falsario fosse riuscito a ottenerla. Come direttore della Zecca reale, che aveva sede nella Torre di Londra, aveva il privilegio di poter interrogare i falsari condannati. Lo faceva prima dell’esecuzione della sentenza di morte, di solito eseguita per taglio della testa. Sperava di poter estorcere a un falsario il segreto della mitica trasmutazione. È materiale da romanzo, anzi da tanti romanzi.
La mitica mela. La biografia consente di ripercorrere il percorso mentale che porta lo scienziato al Lampo di Genio, alla Grande Idea. È un percorso a ostacoli durante il quale si incontrano amici e concorrenti, familiari e colleghi, suggestioni casuali e idee da copiare, più o meno onestamente. Poi c’è la sintesi, lo spot sull’idea: il caso di Newton è eclatante. La mela che cade accanto allo scienziato e gli fa venire in mente che in tutto l’universo avviene la stessa cosa, tutto attrae tutto, ovvero la Legge della Gravitazione Universale. Richard S. Westfall svela il nome del copywriter autore dello spot: è nientemeno che l’esule Voltaire, ammiratore di Newton e suo gran divulgatore nei salotti londinesi. In realtà l’aneddoto della mela non è provato storicamente, anche perché l’evento -se accadde veramente- ebbe come testimoni solo i maiali e le oche della fattoria di Woolsthorpe. Ma è troppo bello per non essere venduto per vero, ai ragazzi di ieri e di oggi, trecentocinquanta anni dopo quell’estate memorabile.
Vicinanza. Le biografie scientifiche più coinvolgenti sono quelle scritte per passione o vicinanza. Passione per la scienza e/o vicinanza al personaggio. Nel primo caso c’è un immedesimarsi dell’Autore nel personaggio e nel tema, nel secondo un affetto profondo nei suoi confronti. Un ottimo esempio di biografia scientifica di questo tipo è quella di Marie Curie scritta da sua figlia Eve, sorella minore di Irène Joliot-Curie (Vita della Signora Curie, Mondadori). Eve non era una scienziata, era una scrittrice e una pianista, ma riuscì ugualmente ad essere una divulgatrice chiara e potentissima. Spiegò l’importanza della madre nelle Storia della Scienza e perché era giusto metterla nell’Olimpo dei Grandi: prima di lei l’atomo era indivisibile, con lei diventa divisibilissimo. In effetti, con la scoperta della radioattività da parte di Marie Curie, finisce l’epopea della Chimica e inizia la Fisica Moderna, quelle delle particelle. Certamente Eve vide solo quello che voleva vedere vedere di sua mamma, ma i ricordi personali, l’accesso ai diari di famiglia, e il suo linguaggio giornalistico le consentirono di costruire non solo un ritratto affettuoso ma il percorso mentale e reale che portò sua madre a diventare la più grande scienziata del secolo XX.
Parentela. Una biografia simile, per affetto, vicinanza e ricchezza di dati, è quella di Degna Marconi Paresce per suo padre Guglielmo Marconi. Contiene una straordinaria quantità di dati soprattutto sugli anni della formazione di Guglielmo. Aiuta a capire per quale via e con quali scelte sia diventato prima inventore poi il padre delle Telecomunicazioni. Non manca la poesia e la leggenda, come nelle storie dei santi: alla nascita qualcuno nota che ha “orecchie grandi”, “riuscirà a sentire la lieve e tremola voce dell’aria”, ribatte la madre Annie. In realtà per tutto il libro non ci sono solo aneddoti famigliari ma anche lo stato delle conoscenze tecnologiche del tempo e gli incontri “letterari” con i tanti grandi della scienza. Il piccolo Guglielmo ha un precoce interesse per Faraday e Benjamin Franklin, dei quali -guarda caso- legge e rilegge le biografie, scovate nella biblioteca paterna. Con un servizio buono di piatti costruisce un congegno elettrostatico che li manda in frantumi, scatenando le ire del padre. Ma non demorde, va a caccia di fulmini e di elettricità elettrostatica. Ha un vantaggio: parla e legge benissimo l’inglese. Gli è stato insegnato da sua madre Annie, irlandese purosangue, poi pian piano ha imparato anche un ottimo italiano.
Intrecci di vite. Guglielmo frequenta un istituto tecnico di Livorno, impara il Codice Morse da un anziano telegrafista, ma è la lettura di un articolo biografico su Rudolf Hertz, pubblicato in occasione della morte, a far scattare l’intento di utilizzare le onde radio (allora Hertziane) per trasmettere segnali senza fili. Pochi anni dopo, non lontano dal suo ventiduesimo compleanno, depositerà il suo primo brevetto. La biografia di Degna Marconi mostra quanto siano importanti nella formazione gli incontri, le letture e la lunga ininterrotta catena di idee e personaggi che consente a Guglielmo di avere il suo personale “lampo di genio”: Oersted, Ampère, Faraday, Maxwell, Helmholtz, Davy… fino alle lezioni e le conversazioni con il professor Righi, vicino di casa e docente a all’Università di Bologna, che raggiunge col suo asino, in mancanza del motorino che hanno i ragazzini di oggi.
Sfortune relative. Nei buoni romanzi ci si identifica nei personaggi e si viene coinvolti nelle loro vicende. In una buona biografia avviene lo stesso. Come in quella di Einstein scritta da Roger Highfield e Paul Carter ( Le Vite segrete di Albert Einstein, pubblicato in Italia da Franco Muzzio Editore, 1994). I due giornalisti, il primo del Daily Telegraph, il secondo del Daily Express, si proponeva di svelare gli aspetti più intimi del padre della fisica moderna: gli affetti familiari, le amicizie, gli amori e le sue grandi e piccole passioni . L’Einstein così raccontato diventa accessibile a tutti lettori, persino a quelli che amano solo le storie d’amore e i pettegolezzi sullo star-sistem. Con questo Einstein si scopre che la vita di uno scienziato, anche grandissimo è un viaggio accidentato: studente seduttore, giovane precario, giovanotto squattrinato, impiegato frustrato all’Ufficio Brevetti, “incomprensibile” secondo il cattedratico di turno, respinto dalla maggior parte delle Università europee, persino docente “privato” in quella di Berna, con soli due o tre studenti a lezione… Sembra di scorrere il curriculum di un neolaureato di oggi. Eppure, tra un evento e l’altro, come in un disegno, si vede prender forma la Grande Idea di Albert, da fantasia adolescenziale (“come sarebbe bello poter inseguire una raggio di Sole”) alla rivoluzionaria teoria che ha stravolto le nostre idee sullo spazio e sul tempo.
Il senso della scienza. Einstein, Newton, Marie Curie, Guglielmo Marconi…ecco, ho riportato alcune delle biografie che ho letto con piacere e che sono state utili al mio lavoro di scrittore-divulgatore. In tutte ho sempre trovato molto di più di quello che cercavo: non solo spiegazioni e illustrazioni di teorie scientifiche, ma anche correlazioni, metafore, ambientazioni, illuminazioni, passioni, il senso di una vita e soprattutto il senso della scienza. Quest’ultimo non è facilmente trasmissibile in altro modo. Nelle biografie degli uomini e delle donne che hanno dedicato la loro vita alla scienza si ritrova in tutta la sua semplicità: la scienza mira far crescere la conoscenza collettiva ma soprattutto mira a migliorare la vita degli altri. E proprio nelle biografie dei più Grandi emerge il fatto che una scoperta o una invenzione non sono mai veramente il singolo frutto di una singola persona. Sono patrimonio del genere umano, di tutti noi.
Articoli Correlati:
http://www.lucanovelli.info/2016/12/17/guglielmo-marconi-papa-degli-smartphone-malgrado-tesla/
http://www.lucanovelli.info/2016/12/01/cosa-leggeva-darwin-da-bambino/
http://www.lucanovelli.info/portfolio/lampi-di-genio-e-dintorni/