Con Giulia Maria Crespi scomparsa ieri a 97 anni, se ne va un pezzo di storia italiana, ma anche un piccolo pezzo della mia. Nel 1971 non c’era ancora il Parco del Ticino, il Fai, non esisteva neppure un Ministero dell’Ambiente. La Zelata della famiglia Crespi non era una fattoria biologica e nelle risaie intorno per togliere le erbe infestanti si usava allegramente un erbicida che aveva reso inutile il lavoro delle mondine rese famose dal film Riso Amaro. Erano sparite, volatilizzate grazie alla chimica usata senza ritegno. In Italia, pensate, non era stato ancora vietato il DDT. Nella frutta e nella verdura si poteva trovare di tutto a concentrazioni da paura, tutti veleni che poi risalivano le catene alimentari. Nelle acque intorno al Ticino e alla Zelata morivano pesci in quantità. Giulia Maria Crespi, vera pioniera dell’ambientalismo, chiese un parere a Roberto Marchetti, ordinario di zoologia alla mia facoltà. La cosa diventò oggetto di una ricerca dell’Istituto di Chimica Agraria e la mia tesi di laurea sperimentale. Così mi trovai per alcuni mesi alla Zelata a fare i prelievi e ad analizzare le acque della fattoria con un gascromatografo, trovando non poche correlazioni tra le morie di pesci e i pesticidi usati. Era una conferma sperimentale di Primavera Silenziosa di Rachel Carson. La mia tesi, con proiezione di papere, grafici e un cartoon di Robert Cobb ebbe successo di critica e di pubblico. Ne feci avere una copia a Giulia Maria Crespi e ricevetti, inaspettato, un piccolo rimborso spese. Grazie a lei è stato il mio primo lavoro da “ecologo”. Aggiungo solo un particolare, in quei giorni, che s’incupivano sempre di più, si vociferava che alla Zelata si fosse rifugiato Mario Capanna. Non l’ho incontrato. Di sicuro c’ero io, con le mie tanche di acqua del Ticino.
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A sinistra. Il cartoon di Robert Cobb, dal libro Ecologia (Bompiani, 1971)
Gioia Gibelli
Ci sono persone che lasciano segni indelebili nel mondo, alcuni rimangono nascosti per anni. E così i segni che lasciano queste persone continuano ad uscire nel tempo, tenendone vivo un ricordo sempre più sfumato, ma a cui si aggiungono tonalità sempre nuove.
Per questo mi è piaciuto tantissimo questo brano. Un segno di Giulia Maria che lascia il suo nascondiglio rivelandoci nuove sfumature del grande personaggio che è stata. Indimenticabile.
Grazie Luca, anche per la delicatezza e la sottile ironia del racconto.