500 anni fa, in questi giorni, Ferdinando Magellano stava attraversando lo stretto che oggi porta il suo nome. Non sapeva ancora cosa avrebbe trovato alla “fine del mondo”, aveva già perso navi, uomini e il carisma iniziale. Ma la speranza lo sorreggeva e il #28novembre 1520 sboccherà nell’Oceano che chiamerà Pacifico.
È sfortunato Magellano, anche oggi, a pensarci bene. Non è un eroe condiviso, non sembra che ci siano tanti festeggiamenti per questo anniversario. Per i portoghesi per molto tempo è stato solo un traditore al servizio degli spagnoli, per gli spagnoli un imbarazzante avventuriero da rimuovere dalla loro storia. Per i filippini era un invasore che è morto stupidamente tra i coralli dell’isola di Mactan. C’è persino un monumento in onore di chi lo ha vinto. Tutti i meriti della prima circumnavigazione del pianeta sono andati al capitano della spedizione, allo spagnolo Juan Sebastián Elcano. Se la vera storia del viaggio è arrivata fino a noi è grazie al cronista vicentino #AntonioPigafetta, uno dei diciassette sopravvissuti.
Ho raccontato il viaggio di Magellano in uno dei Lampi Genio che mi hanno coinvolto di più, forse perché ho visitato alcuni dei luoghi toccati dalla spedizione durante il remake del Viaggio di Darwin, come Puerto San Julian e la Terra del Fuoco. In questa stagione nel sud del mondo è primavera. Ho ancora il ricordo tagliente del vento patagonico che ci ha scardinato la portiera dell’auto, per ben due volte, nel novembre 2005.
Da Magellano e l’oceano che non c’era è stata tratta anche una bella puntata di Lampi di genio in Tv, dove parte del “viaggio” si è svolta sulla splendida Amerigo Vespucci della Marina Italiana.
Della Serie #Lampi di genio nel 2021 compie 20 anni.
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