Marco Polo è morto serenamente nella sua Venezia due decenni prima dell’arrivo della Peste Nera sbarcata in Europa nel 1347. L’agente patogeno di questa epidemia non era un virus ma un batterio ( Yersinia pestis) trasmesso dalle pulci che infestavano anche i topi. La mancanza di igiene delle città medioevali -Venezia compresa- favorì il disastro: la Peste Nera uccise in tre anni un terzo della popolazione.
La Yersinia era già presente in Oriente da qualche anno e lo stesso Marco Polo aveva incontrato una pestilenza nella città di Hormuz nel suo viaggio di andata. Marco non ne aveva avuto alcun danno e forse l’agente patogeno non era lo stesso. Però strada per il Catai, ovvero la Via della Seta, ormai era riaperta e insieme a seta e spezie ricominciarono ad arrivare in Europa le pestilenze che nascevano in Oriente. La Peste Nera fu solo un assaggio.
Oggi dovrei essere con Marco Polo e l’incredibile Milione a Bologna alla #BCBF20. È il 21° lampo della collana di Editoriale Scienza. Con grande dispiacere di tutti la Fiera del Libro per Ragazzi è rimandata all’aprile 2021. Ricorderemo tutti il 2020. Qui però riporto un mio intervento che avevo scritto per l’occasione.
Marco Polo e l’incredibile Milione
Il libro di viaggio più straordinario della Storia riletto e disegnato nell’anno di grazia MMXX.
Sono passati 722 anni dalla prima stesura del Milione, anno più anno meno. Sette secoli fa il giovane Marco incontrò Saraceni, Persiani, Mongoli e a Khanbaliq diventò l’Occhio dell’imperatore. Per suo conto esplorò Cina e sud est asiatico, tra animali mitici e stranezze geografiche. Oggi Marco raggiungerebbe Pechino in low cost, in 10 ore e 35 minuti. Ma il suo racconto è ancora un best seller e un modello per ogni scrittore, non solo per ragazzi. Il lampo di genio editoriale non fu di Marco, ma di un cantore di ballate, il pisano Rustichello, che si guadagnava la vita scrivendo e leggendo nelle corti medioevali le gesta di Re Artù e dei suoi cavalieri. Marco aveva pensato di scrivere qualcosa, ma da figlio di mercanti com’era, avrebbe scritto solo un manuale utile ai suoi colleghi. Rustichello scrisse sotto dettatura e fu editor del Milione. Fu bravissimo perché il testo, scritto originariamente in lingua d’oil, ebbe subito un successo strepitoso, fu subito copiato e tradotto in altre lingue, compreso il latino, il toscano e il veneziano. Centinaia di amanuensi lo hanno copiato e ricopiato, magari aggiungendo disegni fantastici delle strane creature incontrate da Marco. La prima copia stampata in italiano è del 1496, ben due secoli dopo la prima stesura di Rustichello. La prima in assoluto era stata in tedesco (Buch des edlen Ritters und Landfahrers Marco Polo, Norimberga, Friedrich Creussner) nel 1477, seguita da quella latina. La cosa curiosa è che il Milione è stato utilizzato come fonte per ridisegnare il mondo, come nel caso del mappamondo di Fra Mauro (1450) e di molte “portolane”, ovvero le carte nautiche usate dai navigatori -compreso Cristoforo Colombo- per avventurarsi in quella parte del pianeta. Lo definisco curioso perché leggere il Milione con una carta geografica di oggi è una vera avventura. Le distanze non sono misurate in miglia o chilometri, ma in giorni di nave, di cavallo o di cammello. I nomi dei luoghi sono spesso irriconoscibili e ritrovarli su una moderna cartina geografica è difficile. Tutti i nomi, non solo della città, sono stravolti. Per esempio il nome Pechino è un fantasioso adattamento italiano di Beijing (capitale del nord). Per Marco era Khanbaliq. L’attuale città proibita sorge su quello che era il palazzo del Khan, del quale però non è rimasto nulla, forse solo la collina di macerie sulla quale sorge il nuovo immenso palazzo. La città di Hormuz -nome sempre più frequente nei reportage delle guerre del Golfo- non si trova più nello stesso sito. San Giovanni d’Acri, capitale del Regno Cristiano d’Oltremare, oggi è solo Acri, una piccolissima città israeliana. Lo stesso Buddha, che aveva fondato la sua filosofia-religione già nel VI secolo a.C. per Marco ha il misterioso nome di Sagamoni Borcan.
Un titolo ironico
Se localizzare le antiche città del Milione è un’avventura, lo è ancora di più cercare di dare una spiegazione ragionevole alle strane creature incontrate da Marco. Lui stesso fa uscire l’unicorno dal mito. Il leggiadro cavallino con un sol corno sul naso nel Milione diventa quello che è sempre stato: un tozzo e ingombrante rinoceronte indiano. Più difficile è far coincidere gli abitanti delle Isole Andamane con gli uomini dalle teste di cane o una attuale etnia asiatica con gli uomini senza testa o con la coda.
Non è facile anche spiegare come è nato il titolo italiano: “il Milione”. Gli storici si sono accapigliati per dare una spiegazione a questo nome. Secondo alcune fonti Il Milione si chiama così grazie a un parente di Marco, Emilione, che forse si è occupato della moltiplicazione del manoscritto.
Più divertente è l’ipotesi che il titolo sia dovuto alla cifra “milione”, che al tempo di Marco era enorme e fantastica. I milioni invece erano di casa presso la famiglia Polo e nei loro racconti sulle ricchezze del Catai e di Cipango. Per queste esagerazioni erano presi garbatamente in giro dai loro concittadini diventando così “quelli del milione”, da qui il titolo del libro. Questa versione è la più condivisa da Alvise Zorzi, scrittore veneziano, autore di una ben documentata ricostruzione della vita dei Polo. Tra le varie coincidenze storiche che Zorzi ricorda c’è anche la presenza di Dante a Venezia, quando Marco ormai è un anziano mercante e padre di famiglia. Non c’è alcuna prova di un incontro tra i due autori, ma non posso fare a meno di immaginarli insieme, in una fitta conversazione, magari davanti a “un’ombra di vino” in una bettola all’ombra del campanile di San Marco. Venezia intorno è ancora una città medioevale, ben diversa dalle città dorate e laccate del Catai. È brulicante di vita, con maiali e galline nelle corti e orti nei “campi”. Venezia non è splendente come nei secoli successivi, ma certamente è vibrante di relazioni, contatti, pettegolezzi. Marco è un notabile veneziano, non nobile, ma certamente influente e popolarissimo tra i suoi concittadini. Dante è persona nota e importante, oltre che ambasciatore del signore di Ravenna. È possibile che questo incontro non sia avvenuto? Forse no, perché nell’Inferno o nel Purgatorio avrebbe certamente trovato posto anche Kublai Khan, imperatore del più grande impero della Storia e il nostro Marco Polo, sovvertitore della geografia del mondo antico.
Una recensione:
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