Buon Natale e Buon anno 2020, da Göbekli Tepe, il tempio solare più antico del mondo. È forse il primo luogo al mondo dove famiglie e tribù si incontravano e si scambiavano segni di pace. Sì, perché ci facciamo gli auguri e speriamo in un anno migliore da almeno 12 millenni. Il racconto che segue (uscito sul supplemento di un quotidiano) qui è un piccolo regalo per gli amici-lettori.
12.000 anni di Auguri
Breve ma immaginifico report da Göbekli Tepe, il tempio solare più antico del mondo
Siamo tanti. Lo capisco dai fuochi attorno alla collina. Sono numerosi come le stelle in cielo. Ne è punteggiata la pianura, fino al lago, fino alle foreste. Attorno a ogni falò c’è una famiglia con i suoi animali. Alcune tribù vengono dalle terre ghiacciate, altre da quelle che si affacciano sulla grande acqua. Parlano con voci diverse ma sono venute in pace. È la notte più lunga dell’anno. Lo hanno detto le ombre delle pietre. Domani il dio Sole ricomincerà a salire nel cielo. Le giornate torneranno ad allungarsi. Noi del Tempio festeggeremo questa notte e così faranno gli uomini e le donne attorno ai fuochi. Si spargerà il sangue del bue sacro. Qualcuno danzerà, mettendosi in capo grandi corna di cervo. Berremo succhi fermentati. Racconteremo storie di caccia, rideremo e molti faranno all’amore. Aspetteremo insieme l’alba e la carezza del primo raggio di luce. Ora è buio, un buio nero, illuminato a sorpresa dalla caduta di manciata di stelle. Non è un buon presagio. So che il Tempio e gli animali scolpiti sulle pietre proteggeranno le genti che sono venute a portarci doni. Veglierà su di noi il serpente, la volpe e lo scorpione. Saranno dalla nostra parte il leone, il cinghiale e il grande toro. Il dio avvoltoio non porterà via i nostri bambini. Ci aspettano nuove e ricche stagioni, le stelle che cadono non ci fanno paura. Domani il dio Sole sorgerà di nuovo e salirà sempre più alto nel cielo.
A Göbekli Tepe. Oggi è Natale. Il Tempio c’è ancora. Il più antico Tempio del Sole (fino ad ora scoperto) è quasi intatto. È scomparsa la verde prateria attorno, non c’è traccia dei laghi e delle foreste vicine. Il clima è cambiato e ha mutato il paesaggio, da verde ad arido e secco. Quando ho visitato il sito, nel 2010, qui lavorava ancora il suo scopritore, l’archeologo tedesco Klaus Schmidt . L’unico guardiano, anzi l’unico essere umano presente in quel momento, era un ragazzino curdo che mi ha offerto un tè e una foto col suo cammello. Il Tempio ora è circondato, per chilometri, da un deserto di rocce. Era stato portato alla luce solo in parte, ma già allora, anche alla prima occhiata, dava l’impressione spaesante che può offrire solo un oggetto alieno. Avevamo sotto gli occhi una scoperta che stava per rivoluzionare l’archeologia moderna più della scoperta della Troia di Priamo. Per l’età: 12.500 anni. In pratica il tempio di Göbekli Tepe è stato costruito PRIMA dell’inizio del neolitico, settemila anni prima di Stonehenge e delle piramidi egizie. Tremila anni PRIMA della prima città, Çatalhöyük, anch’essa in Turchia, nel bel mezzo dei territori che hanno visto la nascita delle civiltà sedentarie e dell’agricoltura.
Le stelle sono cambiate. Quando fu costruito il tempio di Göbekli Tepe le costellazioni erano in una posizione diversa da quella di oggi. Ma la funzione era la stessa di Stonehenge e dei tanti templi solari poi sorti in Mesopotamia e nelle regioni vicine. Era un tempio-osservatorio, un luogo sacro dove sciamani-astronomi facevano le previsioni più semplici, quelle che davano l’avvio alle transumanze, alle caccie di stagione e, più tardi, alle semine e ai raccolti. Le misurazioni più importanti erano certamente due: quella corrispondente al solstizio d’inverno, il giorno più corto dell’anno, e quella che coincidente con il solstizio d’estate, il giorno più lungo. Quest’anno, 2019, il solstizio d’inverno cade domenica 22 dicembre, il prossimo solstizio d’estate cadrà sabato 20 giugno 2020. Se queste due date non coincidono esattamente con quello che oggi chiamiamo Natale o Capodanno e con inizio della prossima estate, 21 giugno, non è colpa del Sole.
Gli sciamani leggevano le ombre, il volo degli stormi, i quarti di luna. Questi erano i loro calendari, più precisi della nostra agenda perché dettati dalle leggi del nostro universo e della natura.
Gli sciamani di Göbekli Tepe prevedevano il futuro, l’arrivo delle cicogne, la stagione delle piogge e quella della siccità. Decidevano i giorni di festa e di lavoro. Nelle terre intorno le tribù raccoglievano branchi di zebù e di capre selvatiche, catturavano gazzelle e addomesticavano l’uro, il bue primigenio. C’era chi catturava maiali selvatici e chi raccoglieva uova di uccelli. La prateria era ricca di semi e piccoli frutti mangerecci. La vita era difficile, ma il Tempio e le previsioni dei suoi sciamani garantivano che tutto sarebbe andato bene. Il Sole sarebbe risorto come tutti gli anni dopo il giorno più breve e la notte più lunga.
Non è stato così. Avevo deciso di visitare a Göbekli Tepe dopo aver letto un servizio su National Geographic. Ora su internet si trova molto più materiale di allora, non ultimo un bel reportage Rai realizzato nel 2013 da Maurizio Menicucci. Il servizio comprendeva una preziosa intervista a Klaus Schmidt, scomparso improvvisamente nel 2014, proprio quando avrebbe dovuto raccogliere i frutti del suo straordinario lavoro. Göbekli Tepe non era la meta principale del mio viaggio, ma cercavo spunti e immagini per un mio libro sui diluvi e i cambiamenti climatici, (L’Ipotesi FitzRoy ) poi pubblicato da Rizzoli. Göbekli Tepe non mi ha deluso e mi ha regalato suggestioni in abbondanza. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Edimburgo ha fatto di più. Ha ricostruito le costellazioni che si potevano osservare intorno al 10.950 a.C., alla fine del Pleistocene. Gli studiosi le hanno correlate con i bassorilievi presenti sulle strane steli a forma di T e con lo sciame di comete che colpì la Terra, in particolare il Nord America, intorno a quell’anno. L’evento segnò la fine del periodo glaciale noto come Dryas Recente e diede inizio a una serie di cambiamenti climatici che rivoluzionarono la storia dell’uomo moderno. Forse quell’anno gli sciamani di Göbekli Tepe festeggiarono l’ultimo solstizio del Pleistocene e il primo dell’Antropocene, l’epoca umana. Ora è la nostra era che rischia di finire, e non a causa di meteore o comete, ma delle nostre maldestre azioni umane. Buon anno nuovo e buon solstizio d’inverno a tutti.
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